Ricevo con **preghiera di diffusione** e stavolta volentieri diffondo uno scritto a firma **Andrea Di Terlizzi** e **Walter Ferrero** che offre interessanti spunti di riflessione sulla questione Tibetana e che mi piacerebbe analizzare con voi. Eccolo:
> Dietro langolo di casa nostra sale alto il grido di un popolo civile e sofferente; urla di bambini, vecchi e uomini, un appello di dolore a cui levoluto Occidente ha voltato le spalle sin dal 1950, anno in cui lesercito cinese è penetrato con violenza nella vita di uno dei popoli più pacifici del pianeta.
> Questo inizio appare retorico, certamente, perché le ragioni della real politik non sono quelle del cuore e, talvolta, neppure quelle dellumana ragione. Gli interessi in gioco sono immensi (e il Tibet è, in fondo, poca cosa); resta da intuire, anche sotto questo profilo, quale sia la più lungimirante visione, per il futuro della nostra società.
> Se il governo cinese non può permettersi di fare un passo indietro, per timore di creare un precedente pericoloso che potrebbe varcare i confini del territorio tibetano, possiamo porci la seguente domanda: lOccidente, può mostrare alla Cina che ogni sua violazione dei diritti umani è tollerata dai governi democratici occidentali? A quali esiti porterà, nel futuro, questo atteggiamento?
> E ancora: siamo veramente sicuri che gli interessi economici e politici, da soli, possano realmente cementare il tessuto della nostra civiltà? Un futuro privo di forza etica e di cavalleresca convinzione che esistono valori inalienabili da proteggere, potrà reggere limpatto dei cambiamenti in corso?
> Un guerriero privo di Cuore è una macchina senza forza, perché manca di significati condivisibili, per cui valga la pena di vivere e morire. Una società senza Valore, è destinata a soccombere dinanzi allavanzata di più stabili (anche se meno civili) ideologie.
> LOccidente ha guadagnato quasi tutto, ma ha dimenticato il suo antico Cuore. Non possiamo ottenere rispetto, quando i valori proposti sinchinano troppo spesso al solo interesse.
> In tutto il mondo, milioni di persone protestano per la violenza esercitata dal governo cinese sul popolo tibetano, ma la maggioranza di costoro, sa bene che tutto ciò non varrà a nulla, di fronte ai giochi di potere; e il rispetto per i nostri governanti, decresce sempre più.
> Perché seguire chi non possiede lintegrità per schierarsi in nome di ciò che veramente conta? Non cè da stupirsi se la nostra società vive incrinature pericolose e vacilla sotto i colpi di varie forme dintegralismo che la minacciano.
> Un governo deve essere giusto, per ottenere rispetto; una civiltà deve essere profonda, per ricevere ammirazione e consenso. LOccidente, fondato sullEtica cristiana dellamore, resta a guardare la cancellazione di una cultura che, invece, andrebbe protetta come patrimonio dellumanità, per le vette filosofiche che ha saputo esprimere e la bellezza del messaggio che da sempre ha trasmesso al mondo intero; fatto di comprensione, compassione per lumana sofferenza e propensione allarmonia.
> Così, oggi, ogni cristiano osserva lindifferenza dei vari governi di fronte alla violenza brutale di una mentalità che schiaccia tutto ciò che non la rappresenta; senza far nulla. Innocenza perduta.
> Questa è lagonia di ciò che dovremmo e potremmo rappresentare, per il mondo intero: una civiltà avanzata, retta da valori che non si inchinano costantemente agli interessi di parte, ma capace di mostrare unità dintenti almeno in quei rari momenti nei quali è in gioco la sua stessa dignità; perché non è dignitoso voltarsi per non vedere chi agonizza nellisolamento; non esiste dignità nel non saper tendere la mano a chi invoca aiuto, schiacciato da unideologia oscura e aggressiva.
> E tutto ciò non è riferibile solo allEtica cristiana, poiché esiste unEtica umana che prescinde dalle fedi e dalle convinzioni religiose, e dovrebbe rappresentare anche la bandiera di un umanesimo laico, giacché laicità non significa certo assenza di un cuore e mancanza di valori profondi.
> È luomo e la sua stessa essenza in ultima analisi che è posto al vaglio dalla vita, messo alla prova nei momenti che contano. Di fronte a questo grande bivio, abbiamo sbagliato spesso strada e, ancora oggi, stiamo per mancare lopportunità di mostrare che la civiltà occidentale può rappresentare un faro per tutto il mondo.